Passare da reclusorio per inguaribili a realtà polivalente di prestazioni socio-sanitarie non è utopia ma una domanda reale dei cittadini. Un caso concreto alle porte di Cremona
Quale futuro per le 6mila RSA italiane pubbliche e private? L’evoluzione possibile consiste nel passare da semplice ricovero per anziani non autosufficienti a centro polivalente di servizi sanitari e socio-assistenziali estesi oltre gli anziani. Non è un orizzonte teorico, si tratta di una prospettiva reale.

Sesta Stagione ha incontrato i responsabili della RSA gestita dalla Fondazione Onlus Luigi Mazza di Pizzighettone, un comune di 7mila abitanti sull’Adda, in provincia di Cremona, che per anni si è identificata con l’assistenza agli anziani. Una situazione, dunque, abbastanza comune in tutt’Italia. Eppure negli ultimi anni qualcosa, forse molto, è cambiato.
L’offerta agli anziani
La RSA gestita dalla F.O. Luigi Mazza ospita oggi 100 persone non autosufficienti suddivise un nuclei di 15-18 persone.La fondazione si occupa direttamente della formazione del personale con due obiettivi: puntare alla creazione di un ambiente e uno stile di rapporti famigliari, come se si fosse in casa o in una comunità, e far crescere nel personale abilità e competenze nell’ assistenza al paziente e soprattutto ai suoi famigliari all’avvicinarsi del momento del trapasso.
Dopo il passaggio da IPAB a fondazione, per continuare ad erogare adeguati servizi sanitari agli ospiti, sono state trasferite a due società esterne ma controllate le attività di fisioterapia e di tecarterapia. Sempre nell’ambito della gestione della RSA i servizi di lavanderia, solo per gli ospiti, sono stati affidati ad una cooperativa esterna formata esclusivamente da ragazzi disabili.
“In linea generale non vogliamo ricorrere alle cooperative – spiega Egidio Sinelli, presidente della Fondazione – La ragione è nel fatto che il personale cambia troppo frequentemente, è in conflitto con il nostro obiettivo di creare un clima famigliare, basato su rapporti stabili. La nostra RSA non è un albergo, non si consuma un soggiorno.
Inoltre, crediamo che la Fondazione debba rafforzare i legami col territorio e con le sue esigenze: privilegiare una cooperativa di questo tipo rientra nei criteri etici di scelta dei fornitori”.
L’offerta agli anziani
“Nell’ultimo periodo – ci ha raccontato il presidente Sinelli – abbiamo osservato con attenzione l’evoluzione della domanda. Da una parte sono calate le lunghe degenze e sono aumentati i ricoveri di persone non più gestibili in famiglia e giunte ad una fase quasi terminale. È un fenomeno dovuto anche alla crisi: poiché il ricovero in RSA è pur sempre un costo importante, si tende a tenere l’anziano in famiglia il più possibile. Inoltre, è aumentata la richiesta di servizi sia per gli anziani sia per i non anziani: dai pasti pronti ai servizi ambulatoriali, fino al centro di assistenza diurno. Come rispondere quindi alle nuove esigenze? Può un RSA essere anche residenza per anziani ma come uno dei servizi di quel che in realtà è un centro di servizi socio-sanitari a misura del territorio? La nostra risposta è stata sì”.
Da reclusorio a centro aperto
Negli ultimi anni, il Comune di Pizzighettone e la diocesi locale, che dirigono la fondazione tramite membri da loro nominati, hanno sostenuto una strategia di apertura alla comunità locale e al territorio delle attività di assistenza. A partire dal mondo degli anziani, che necessita di attività di “non ricovero”: i pasti a domicilio, il centro diurno integrato (dove dal lunedì al venerdì le famiglie possono appoggiare i propri genitori anziani in una struttura completa di assistenza di vario tipo) e presto anche la possibilità di minialloggi autonomi e indipendenti, per anziani ancora autosufficienti che desiderino una vicinanza a strutture protette. Esiste un progetto di ristrutturazione di un vicino oratorio femminile da riconvertire a questa destinazione d’uso, in realtà utilizzabile un domani anche per persone non anziane ma colpite da una qualche forma di disagio sociale o sanitario. L’apertura al mondo dei non anziani è già realtà: “Le nostre due società esterne che erogano i servizi di fisioterapia e tecarterapia sono a disposizione anche di utenti esterni alla RSA – spiega Miriam Spizzi direttore generale della fondazione – Forniamo poi il servizio di prelievo e analisi del sangue per ospiti, ma anche per i il personale e i loro parenti. E piano piano anche i parenti dei degenti stanno scoprendo che cosa facciamo. Lo stesso servizio di lavanderia per gli ospiti è disponibile anche per chi lavora da noi e per chi frequenta abitualmente la RSA”.
Il concetto di “centro servizi”
Altri ramificazioni di servizi al territorio progettati e in parte realizzati da Miriam Spizzi in collaborazione col presidente riguardano le iniziative di informazione ai cittadini (le giornate dermatologiche), l’assistenza alle scuole, la possibilità di ospitare gli ambulatori dei medici di base (la fondazione è in posizione centrale rispetto alla cittadina ma vanta ampio parcheggio), e di aggregare l’offerta di servizi assicurativi legati al mondo sanitario. “C’è poi tutta la lunga stagione estiva – sottolinea Miriam Spizzi – che impegna le famiglie a trovare attività occupazionali sia ai bambini sia agli anziani che vivono in famiglia.” Insomma, le potenzialità non mancano. Basti soltanto immaginare che ognuna delle 150 persone fra ospiti e assistenti (di cui si compone la sola parte di RSA della F.O. Luigi Mazza di Pizzighettone) è connessa ad almeno altre 5 persone dell’ambito famigliare. La struttura è quindi in grado di far presa su un bacino minimo di 750 persone alle quali offrire servizi sanitari e sociali alternativi, più rapidi e veloci, ed altrettanto qualificati, rispetto ad altri. La lungimiranza e la strategia degli amministratori della fondazione stanno costruendo questa alternativa.