Il giorno 29.10.2016 si è svolto presso la “Fondazione Elisabetta Germani” di Cingia dè Botti il Convegno dal titolo “Le scelte difficili e la cura della persona alla fine della vita” rivolto ai familiari di coloro che stanno vivendo l’ultima fase della vita che molto spesso sono chiamati a prendere decisioni difficili riguardo alla modalità di accompagnamento del proprio caro alla morte.
“Su di essi graverà il peso della responsabilità delle cure, delle decisioni e delle scelte (…) senza godere di quelle protezioni che le società tradizionali offrivano ai propri membri: la solidarietà del vicinato o del villaggio, i rituali religiosi o civili, la compassione e la simpatia.. Oggi chi accompagna il morente e che poi dovrà ricostruire la propria vita è, in concreto, solo” (Franco Toscani- Il Malato Terminale).
Il Dottor Riccardo Piccioni, Presidente della Fondazione Germani ha aperto il Convegno illustrandone le finalità, si sono poi succeduti l’On. Montini Presidente dell’A.R.SA.C, il Sindaco di Cingia dè Botti Pierpaolo Vigolini, il Dottor Medagliani in rappresentanza dell’Ordine dei Medici e il Dottor Enrico Marsella Presidente dell’IPASVI, che hanno dato il loro saluto e sostegno ai lavori. Moderatore è stata la Dott.ssa Antonella Spina Direttore Sanitario della “Fondazione E. Germani”.
Il primo relatore è stato il Dottor Giovanni Bacchi, Responsabile del Nucleo Alzheimer della Fondazione E. Germani, che ha parlato delle Demenze portando dati di carattere epidemiologico e clinico e ponendo in evidenza anche la frattura che la Malattia di Alzehimer determina all’interno del nucleo familiare sovvertendo i ruoli e rendendo estremamente difficile e talvolta addirittura impossibile la gestione del paziente al domicilio.
Ha preso poi la parola il Dottor Piergiorgio Bellani, Responsabile dell’UdO Cure Intermedie della “Fondazione Vismara” di San Bassano con un intervento dal titolo “Il limite e la terminalità in Geriatria”. Si può vincere il “limite”? Ha un significato il limite? Due domande molto impegnative e profonde che coinvolgono tutti noi che, in diversi periodi della vita, siamo chiamati a confrontarci con il limite imposto a volte da problemi di salute, ma anche di altra natura, che forzano e costringono sempre l’individuo a dover riadattare progetti, ruoli e significati della vita. Nell’anziano, in particolar modo, o nei familiari, spesso si avverte la “fatica” del limite e la difficoltà nel dare un senso al decadimento e alla perdita della propria dimensione sociale e familiare fino alla perdita della vita stessa. Ecco che allora la possibilità che ci si offre è quella di preparare e prepararci alla “buona morte” amorevolmente accuditi nell’ultima fase, godendo di una prossimità con i propri cari, ma anche con le figure che nelle nostre strutture si prendono cura dell’anziano, accompagnando e lasciando andare con dignità il morente.
Nell’intervento successivo Don Bruno Bignami, sacerdote della Diocesi di Cremona e docente di Teologia Morale, ha parlato de “La cura della persona tra
accanimento ed abbandono” portando il punto di vista della Chiesa. L’irruzione della malattia nella nostra vita può essere vista in due modi: come problema o come mistero! Nel primo caso il problema è l’ostacolo che si frappone tra noi e i nostri progetti o aspettative, nel secondo caso il mistero è ciò in cui si è coinvolti e che spalanca le porte alla parte più fragile di noi stessi e a luoghi della nostra anima spesso inesplorati, ponendoci davanti agli interrogativi profondi della vita. Dobbiamo quindi accogliere la fragilità dell’ammalato e di colui che sta per abbandonare questa vita, accogliendone anche l’inevitabile limite e rinunciando al prolungamento di un esistenza che volge al termine. In questo scenario il medico si pone come colui che, non solo ha il compito della cura, ma come colui che è in grado di accogliere la persona con tutto il suo vissuto ricordandoci anche che la vita ha un termine che bisogna accettare come inevitabile realtà. Rivolgendosi alle famiglie Don Bruno ha sottolineato l’importanza della condivisione e vicinanza con i propri cari: “Sei un bene nonostante tutto e non un peso………..”.
Il quarto relatore è stato il Dottor Mario Picozzi, specializzato in Medicina legale e Bioetica che ha concentrato il suo intervento su “Le decisioni difficili nelle cure di fine vita”. Tutti noi abbiamo una storia personale e culturale, per cui uno stesso atto potrebbe assumere un valore morale differente a seconda del contesto, delle persone coinvolte, dei tempi e del significato che quell’agire assume all’interno di una determinata cultura. E’ stato questo il punto di partenza dell’intervento che ha posto al centro delle decisioni il soggetto e la “sua storia” dalla quale partire per ipotizzare un percorso di accompagnamento e di gestione della terminalità. Non possono esserci prassi valide per tutti, ma a partire dalla stessa condizione clinica, più opzioni eticamente accettabili sono possibili e rappresentano quello “spazio di libertà” rispettoso delle storie individuali all’interno del quale è possibile scegliere l’azione migliore. La sospensione delle cure può quindi essere accettata in alcune particolari situazioni: se la patologia di cui il soggetto è affetto sia irreversibile, a prognosi infausta; qualora la rinuncia sia graduale, non si tratta di “staccare la spina” ma si può rinunciare ai trattamenti più invasivi per poi passare a quelli più ordinari; o qualora il soggetto abbia espresso una propria precisa volontà riguardo alla modalità della sua fine. Ciò naturalmente non comporta la doverosità di rinunciare ai trattamenti, nelle precedenti condizioni è semplicemente possibile farlo.
Con questo intervento si è concluso il Convegno che ha visto una buona affluenza di pubblico ed un ascolto attento e partecipe che è emerso anche dagli interventi finali tra i quali significativo è stato quello del familiare di un Ospite ricoverata presso la “Fondazione Germani” che ha voluto condividere la sua esperienza di vicinanza e aiuto al proprio caro .